La peste come la conosciamo oggi 

La peste può essere classificata insieme alla febbre gialla e alla malaria nell’insieme delle malattie a trasmissione indiretta da vettori.

Principale responsabile di questo tremendo male è il coccobacillo "Pasturella pestis" che è trasportato in maniera molto veloce da alcuni tipi di animali detti vettori quali le pulci dei ratti (xenopsilla cheopis e ceratopsyllus fasciatus) e anche alcune pulci dell’uomo dette pulex irritans.

La peste è stata isolata e scoperta nel 1894 dallo scienziato cinese Kitasato e da Yersin in occasione di un'epidemia che stava colpendo il paese orientale proprio in quel periodo. Fu scoperto che il coccobacillo responsabile della peste era molto resistente e addirittura era in grado di vivere per alcune settimane nell’ambiente esterno, negli alimenti e nell’acqua. Un altro elemento della sua straordinaria capacità di diffusione è da ricercare nel fatto che particelle di questo virus si trovano in tutte le parti e in tutti i liquidi corporei di un individuo colpito: insomma le epidemie quindi sono sempre gravi e di dimensioni molto elevate. Inoltre per rendersi conto del elevato pericolo di epidemie basti pensare che bastava una piccola puntura di una pulce sopracitata a far scoppiare un vero e proprio focolaio di partenza che, se circondato da condizioni igieniche pessime, si allargava sempre più causando stragi incredibili.

La peste può essere suddivisa in tre forme cliniche: la forma bubbonica (la più comune), quella polmonare e quella setticemica (detta anche 'nera'). Tuttavia i sintomi per tutte e tre sono in pratica comuni. L’incubazione varia da due a dieci giorni, l’inizio febbrile è brusco con elevata temperatura e brividi, s’accompagna quindi a sintomi che sono l’esacerbazione dei prodromi, cioè prostrazione, forte cefalea, ottundimento mentale, dolori alla schiena e alle estremità, lingua patinosa, vomito e talora diarrea. Il paziente con gli occhi sbarrati e accesi, i lineamenti stirati, presenta ben presto un aspetto di tetra rassegnazione o di selvaggia diffidenza, la febbre fa sbalzi irregolari, il cuore si dilata, il polso piccolo molle va da 120 a 180 battiti e più. La milza e spesso anche il fegato si ingrossano. La mortalità prima dell’introduzione degli antibiotici e dei vaccini era molto alta nelle due forme, uguale al 100% nella terza. Oggi morire di peste polmonare o bubbonica è diventato quasi impossibile, mentre per quanto riguarda quella nera, la guarigione è appesa ad un filo.

Oggi la profilassi, naturalmente, si attua con l’isolamento e la denuncia internazionale del caso, si cerca il focolaio di origine e gli eventuali portatori sani. Un tempo le condizioni igieniche pessime dei sobborghi delle città favorivano il diffondersi di questa malattia ancora oggi considerata tra le più violente e spietate.